La Repubblica

Gullotta: io, un prete a caccia di certezze

Parla l'attore, protagonista di "Dio ci ha creato gratis", dal libro di D'Orta, stasera e domani su Canale 5

di Silvia Fumarola

ROMA – E’ un prete di frontiera suo malgrado. Don Michele, perché non ha coraggio, è timoroso, esitante; vorrebbe essere altrove, in una missione in Africa o magari in Amazzonia, invece si trova a combattere vicino a casa, in un paese dell'interland napoletano dove comanda la camorra. Ma non farà come Don Abbondio, il coraggio riuscirà a trovarlo, anche grazie al gruppo di bambini, minacciati, che vivono con lui nascosti in una chiesa. Ha i toni dolceamari della commedia Dio ci ha creato gratis, il film di Angelo Antonucci ispirato al libro di Marcello D'Orta, in onda su Canale 5 stasera e domani.

Per Leo Gullotta, che veste i panni di Don Michele, una figurina alla Jacques Tati, «una prova d'attore intensa, perché recitando mi sono sentito utile, cosa che in questo mestiere non capita spesso. In questo film ho messo tutto me stesso. Il don Michele che si vede sullo schermo ha qualcosa di me... spero che l’emozione che ho provato leggendo questa storia arrivi al cuore degli spettatori, perché contiene qualcosa di sensato e di buono, al di là del valore dello spettacolo».

Accanto a lui, nel film prodotto da Massimo Cristaldi, scritto dallo stesso D'Orta con Elvio Porta, lo sceneggiatore preferito di Nanni Loy, ci sono Nino Manfredi nei panni del cardinale che spedisce Don Michele nel paese a rischio, Mario Maranzana, Antonio Casagrande e una squadra di ragazzini dai 4 ai 13 anni, scelti a Napoli.

Attore schivo passato da Nuovo cinema paradiso a Cafè express, ai vestiti sgargianti della signora Leonida per il Bagaglino, vincitore nel '97 del David di Donatello come miglior attore non protagonista per II carniere di Maurizio Zaccaro, Gullotta regala a questo piccolo sacerdote un'ironia amara e una grande umanità. «È un uomo, prima di essere un prete, con tutti i suoi difetti e i suoi pregi» spiega l'attore «ma è non ha fatto solo una scelta di fede, ha scelto di aiutare il prossimo. Solo che è pieno di dubbi: dico sempre che le persone - avvocato, dottore, macellaio, o prete poco importa - piene di certezze mi fanno paura. Nasco in una famiglia cattolica, e nel quartiere popolare di Catania dove abitavo, frequentavo l'oratorio, come tutti. Non ho mai avuto, crescendo, un atteggiamento passivo nei confronti della vita, sono curioso, i libri mi hanno dato tanto, interrogativi e anche risposte. Mi sono sempre sforzato di capire chi mi sta accanto».
Manfredi ammette di non aver nessun legame con la fede, mentre Gullotta dice di «non essere religioso nel senso classico, anzi sulle cose della vita il mio è un punto di vista laico. Ma questo non vuoi dire che non abbia sentito il bisogno di stare da solo con me stesso, magari in una chiesa vuota, a pregare. Non mi sono mai vergognato dei miei sentimenti, anzi i nostri cedimenti ci aiutano a capire meglio gli altri: l'ho detto, gli uomini pieni di certezze mi spaventano un po' preferisco le debolezze».

Da attore comico non ha mai avuto problemi a far ridere, ma stavolta, racconta, «la speranza è quella di riuscire a far sorridere e riflettere nello stesso tempo. Credo che questo film, a cominciare dal titolo, un invito ad avere fiducia, possa insegnare qualcosa».
«Dal libro di Marcello D'Orta» spiega Elvio Porta, che è anche supervisore artistico della produzione «mi interessava tirare fuori proprio la fiducia illimitata nella gente che, nonostante tutto, hanno i piccoli protagonisti. I temi dei bambini, le loro idee sulla fede sono inseriti, qua e là, ma intorno ai loro pensieri abbiamo costruito tutto il resto, la trama del giallo in cui viene coinvolto don Michele».
Smessi i panni del sacerdote, Gullotta gira la nuova favola natalizia per la Rai, che andrà in onda l'anno prossimo, e una serie diretta da Josè Maria Sanchez, La stagione della caccia, dal libro di Andrea Camilleri, per Mediaset.

Silvia Fumarola