Puglia

Leo Gullotta, una «signora» da palcoscenico per il Margherita

Successo per «Miti e De Miti» sul teatro-cabaret romano
 
ROMA - Primissima, sere fa a Roma, al Salone Margherita del nuovo «cab» firmato dalla coppia ufficiale, cioè Castellacci e Pingitore. Impegnati come sono ormai i «due» (quasi una società per...«azioni da ridere») vanno da una succhiata di «Biberon» ad altre invenzioni artistiche. Innestato armonicamente - e - umoristicamente su i «Mass-media», questa nuova «fatica» dei «2» autori «margheritiani (Miri e Demiti)» sente un po' di stanchezza; alcune cose, pur dette, potevano essere maggiormente arricchite e sviluppate.
C'è - e va logicamente sottolineata - la bravura di Leo Gullotta, insuperabile «signora» non vorrei che il nostro vada, pian-piano, etichettandosi. Una simpatica «giornalia» sempre pronta a dare - a modo suo - cioè alla «Gullotta» una risposta, divertente, o magari una battuta sulla quale la Rai, sfruttando il filone divertente - «ci farà sicuramente 18 puntate».    Leo Gullotta è «cabaret», ma non prettamente «delineato»; sconfina, a suo piacere (e nostro!) al «melo-umor-drammatico», quando l'attore lo desideri. Insomma la «trama» si intreccia e si snoda, in questo «Miti e DeMiti», in un «look personalissimo». Segue, a ruota, il tenore in... voce e arte, Roberto Bencivenga, personaggio che «cresce» sul palcoscenico; uno «sfaccettato» nuovo, tra il serio-serioso-brillante. Bene, qui, come bene lo fu con la compagnia De Vico nella passata stagione. Gli altri? Ci sono.

Una «lei» a caratteri «scuri» come la sua pelle, Karen Jones che giocherella, sfruttandosi in acuti laceranti e l'armonia la segue, specie in quei suoi «finali» cosi volutamente finali. La bellezza, sostenuta a forza su due bellissime gambe, in un vorticoso pieno di donna, proprio di Maria Luisa Piselli, un'attrice-soubrette in gran parte recitativa, ballerina, cantante... Ecco, qui, starei un po' più attento nel definirla «cantante»; c'è in Lei tanta buona volontà.   

Apprezzati i «due» a voce e canto e ballo con Bencivenga, come lodevolissimo il suo «assolo» - di quest'ultimo - dove ad una «voce-possente» consente pregi di «soprano» divertenti. Le «4» figliole-canto-et-ballo- è quanto di meglio c'è da vedere, ce la mettono tutta anche se, nota di riporto per l'autore dei versi, questi sembrano, per alcuni pezzi, volutamente «incastonati».
C'è anche Martufello, che pur essendo autore di quel «varietà-varietà» radiofonico della Domenica, francamente, non... «varietà...varietà», mai. La regia - in giochi luminosi di luci - è di Pingitore e si avvale di una profonda «scalinata». Elegante e pulito, il pianista. Pubblico accaldato, ma sincero; applausi e quel che più conta, si replica.

LUISCA